WhatsApp, Facebook e Messenger non sono sicuri, è questa la bomba lanciata dagli addetti del settore che fa tremare il web. Cosa ne sarà della nostra privacy?
Un avvertimento sicuramente non indifferente quello che i cittadini statunitensi hanno ricevuto qualche settimana fa da parte dell’FBI i quali hanno invitato la comunità a non utilizzare più gli SMS, soprattutto tra dispositivi con sistemi operativi diversi. Il motivo quale sarebbe? E’ facile da capire, ridurre il rischio di intercettazione messa in atto dagli hacker. Una situazione che è stata molto attenzionata dagli addetti ai lavori a seguito della scoperta di numerosi attacchi informatici contro le reti delle compagnie telefoniche statunitensi dove la Cina ha preso le distanze definendo le accuse che gli sono state rivolte, semplicemente atte a diffamare il paese orientale. Insomma, la Cina ha sostenuto di non essere l’autore di questo attacco.
A prescindere comunque di chi sia stato, anche le agenzie governative statunitensi si sono subito attivate e sostengono che il gruppo hacker Salt Typhoon, legato al Ministero della sicurezza dello Stato Cinese è riuscito ad infiltrarsi in molte reti mettendo a rischio sia i metadati ma anche i contenuti dei messaggi inviati negli Stati Uniti. E’ da questo contesto che deriva la paura e lo stimolo a convincere i cittadini statunitensi ad adottare altre forme di comunicazione.
Incoraggiare ad usare gli strumenti che fanno ricorso alla crittografia è sicuramente un passo in avanti. Significa quindi usare WhatsApp, Facebook, Messenger? Se in un primo momento queste dichiarazioni sembravano un pretesto per promuovere queste app crittografate che garantiscono la sicurezza del contenuto dei messaggi, non è poi andata esattamente così.
Apple, Google e Meta infatti hanno sottolineato più volte come nemmeno loro possono accedere al contenuto dei messaggi crittografati degli utenti. Notizia che non piace all’FBI secondo cui emergerebbe la necessità di una gestione responsabile della crittografia e che pertanto WhatsApp e Messenger dovrebbero apportare dei cambiamenti. In altri termini, si ripresenta lo stesso problema già sollevato in diverse occasioni, è tutta una questione di equilibrio.
Da una parte, rispettare la privacy e la riservatezza dell’informazione che si scambiano i cittadini nella vita di tutti i giorni, ma dall’altra afferma l’FBI queste applicazioni dovrebbero lasciare uno spiraglio per consentire alle forze dell’ordine di controllare ed accedere ai contenuti leggibili in caso di un ordine legale del tribunale stesso. Ancora una volta Meta, Apple e Google rimangono fermi sulla propria posizione e ribadiscono l’impossibilità di rilevare il contenuto delle comunicazioni crittografate.
Una lacuna nella raccolta di prove digitali in un mondo dove la maggior parte delle interazioni avviene online, questo il parere dell’FBI che auspica una tecnologia crittografata che tuteli la privacy ma che permette l’accesso ai contenuti in casi giuridicamente legittimi. Nonostante queste pressioni costanti, comunque le aziende tecnologiche – sopra citate – non hanno alcuna intenzione ad apportare le modifiche e quindi mantenere in vigore la loro politica di tutela della privacy degli utenti.
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