Chi ha la glicemia alta e il diabete deve fare attenzione a ciò che porta in tavola: qual è la quantità di pasta consigliata?
La pasta è l’alimento più consumato nel mondo. In Italia, poi, è il piatto principe, essendo l’alimento base della cucina mediterranea. L’eccellenza della pasta italiana è rinomata ovunque e non a caso, sul nostro territorio, esistono infinite tipologie, da consumare preparando un’infinità di pietanze. Tuttavia, occorre fare attenzione al consumo di questo cibo. Non bisogna mai esagerare.
La pasta comporta alcuni benefici nutrizionali, tuttavia, comporta anche notevoli effetti negativi sul nostro organismo. Essendo una farina lavorata, oltre a fare ingrassare, ha anche un indice glicemico elevato. Senza contare l’eccesso di sodio e i condimenti con cui la prepariamo, i quali incidono ancor di più sulla nostra salute. Ma la pasta non deve demonizzata, basta consumarla in modo equilibrato.
Le quantità corrette di pasta per chi soffre di diabete e di glicemia alta
Come accennato, la pasta comporta un indice glicemico elevato, e ciò può causare dei picchi rapidi di zucchero nel sangue. Si tratta di un fattore di rischio soprattutto per chi soffre di diabete di tipo 2. Sia per gli individui sani che per i diabetici, è importante consumare le giuste quantità di pasta, quantità commisurate ovviamente alla persona in base allo stile di vita, all’età, all’attività fisica e alla costituzione.
I carboidrati, se assunti in modo scorretto, contribuiscono a far innalzare la glicemia. Sicuramente, la scelta migliore è quella di mangiare farine integrali di buona qualità, quindi sostituendo pasta o pane con alternative integrali o con varietà di cereali. Tipologia di farina e carico di carboidrati sono fattori essenziali per non correre rischi.
Dunque, consumare alimenti integrali è sempre consigliato, evitando il più possibile di consumare farine raffinate, ben più deleterie per la salute. Ad esempio, l’avena è ricca di beta glicani, il suo consumo è associato alla riduzione del rischio di malattie cardiache, di obesità e di diabete. L’avena migliora la glicemia, riducendo i livelli di zuccheri nel sangue e anche i livelli di colesterolo cattivo LDL. Ma chi soffre di diabete, quanta pasta può consumare al giorno?
Diabete, le quantità di pasta che si può consumare per evitare picchi glicemici
Naturalmente, la qualità corretta varia da individuo a individuo, proprio in base a diversi fattori, come la predisposizione genetica, l’età, la stazza, lo sport che pratica, lo stato di salute. In generale, il consiglio, oltre quello di evitare le farine raffinate e di consumare solo farina integrale, è quello di non esagerare con le porzioni.
La quantità media consigliata, tuttavia, è quella di un pugno e mezzo, quindi parliamo di 80/100 grammi. Chi soffre di diabete deve fare attenzione, ma non deve nemmeno demonizzare questo alimento prezioso. In commercio ci sono vari tipi di pasta, a indice glicemico basso, ci sono le paste preparate con i legumi, inoltre, per avere un maggiore equilibrio, è consigliato alternare anche le tipologie di farine.
Alternare il cereali di partenza è un’abitudine sana e aiuta molto a gestire il diabete. Quindi, si possono alternare la pasta di kamut, quella di farro, quella d’avena, la pasta di grano saraceno. Ovviamente, ogni tipo di pasta deve essere sempre integrale. Bere acqua per ridurre i livelli di glicemia: il metodo.
Stessa cosa vale per il consumo di pane. Questo si può consumare quotidianamente, per una quantità di circa 50 grammi, anche se è sempre meglio preferire il consumo di pasta, non essendo un prodotto da forno e quindi meno soggetto ad alterazioni nutrizionali dovute alle alte temperature.