Un grave lutto ha colpito il mondo dell’atletica leggera internazionale: se ne è andato un grande campione che ha fatto la storia.
I valori olimpici – a partire dall’amicizia e il rispetto tra atleti – rappresentano ideali che superano il tempo e la competizione sportiva, trasmettendo messaggi che parlano di aspirazioni universali e impegno sociale. L’Olimpiade celebra infatti non solo i trionfi personali, ma anche la forza della collaborazione e dell’inclusività, promuovendo un’etica di sacrificio, determinazione e rispetto che accomuna i campioni di tutte le epoche.
Ogni quattro anni, i Giochi Olimpici diventano una vetrina che va oltre i limiti geografici e temporali e, al di là delle medaglie, premiando la dedizione e la sportività. Molti campioni vengono scoperti grazie a questa manifestazione, ma la memoria collettiva talvolta è breve e alcuni atleti cadono nell’oblio, dimenticati nonostante le loro straordinarie gesta e il loro contributo allo sport e alla società.
Tra quei campioni che hanno contribuito ad esempio a fare la storia dell’atletica leggera e di una disciplina in particolare, ovvero il getto del peso, c’è Dallas Long, ex detentore del record mondiale di questa disciplina, scomparso proprio in queste ore all’età di 84 anni, dopo che sessant’anni fa aveva dominato un’Olimpiade, a Tokyo, e quattro anni prima era giunto terzo a quella di Roma.
Questo gigante americano, che era alto quasi due metri e che gli appassionati di sport non possono certo dimenticare per le titaniche imprese che ha compiuto, è stato una figura iconica dell’atletica leggera negli anni Sessanta, incarnando proprio quei valori olimpici che meritano di essere riscoperti e rilanciati non ogni quattro anni, ma nella quotidianità di chi pratica sport.
La sua storia sportiva e umana racconta un impegno che ha superato il singolo ambito sportivo, dimostrando una perseveranza e una passione che si sono riflesse in una carriera costellata di record e riconoscimenti. Nostro compito di appassionati è oggi delinearne il profilo prima umano e poi sportivo, che lo ha reso così amato anche fuori dai confini nazionali.
Nato in Arkansas, Dallas Long è cresciuto con una determinazione che lo ha portato a diventare uno degli atleti più rispettati e competitivi della sua generazione, grazie anche alla guida del celebre allenatore Vern Wolfe, noto per aver contribuito alla preparazione e ai successi di ben sei campioni olimpici. L’inizio della sua carriera fulminante risale al 1959, quando Dallas Long eguagliò il record mondiale di getto del peso.
Classe 1940, aveva dunque appena 19 anni, quando stabilì la misura di 19,25 metri, battendo il precedente primato stabilito da Parry O’Brien, due volte campione olimpico. Quel risultato segnò un primo traguardo per Long e aprì le porte a un periodo d’oro per il getto del peso negli Stati Uniti, con una competizione serrata tra Long e altri atleti di spicco, tra cui Bill Nieder.
Tra il 1960 e il 1962, Long consolidò la sua reputazione vincendo per tre anni consecutivi i campionati nazionali universitari e ottenendo la medaglia di bronzo olimpica a Roma, in un’edizione che vide il suo rivale Bill Nieder conquistare l’oro. Prima delle Olimpiadi di Roma, la competizione tra Nieder e Long portò a nuovi traguardi per entrambi, spingendoli ad alternarsi come detentori del record mondiale.
Nel 1964, Dallas Long raggiunse il picco della sua carriera quando si laureò campione olimpico ai Giochi di Tokyo. Tra il 1962 e il 1964, stabilì ben quattro nuovi record mondiali, elevando il livello del getto del peso da 20,08 a 20,68 metri, un risultato straordinario che consolidò il suo posto nella storia dell’atletica. Abbandonato lo sport, si laureò e divenne dentista.
Dallas Long non è rimasto, però, completamente nell’ombra dopo la fine della carriera agonistica e difatti nel 1996, la U.S. National Track and Field Hall of Fame ha riconosciuto il contributo che il pesista è riuscito a dare all’atletica americana inserendolo tra i suoi membri illustri e celebrando in tal modo i traguardi di una carriera che ha lasciato un’impronta significativa, sebbene meno nota, nella storia dello sport.
La storia di Dallas Long ci ricorda l’importanza di continuare a celebrare in vita i campioni dimenticati, coloro che, sebbene abbiano brillato per un periodo limitato, hanno incarnato valori che continuano a ispirare altri sportivi, soprattutto i più giovani. Per atleti come lui, la grandezza non risiede soltanto nei successi ottenuti, ma nel percorso intrapreso per raggiungerli, affrontando nuove e sempre più importanti sfide.
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