Il Castello delle Cerimonie: la chiusura della Sonrisa non è l’unico guaio giudiziario, dal passato spuntano gravi accuse

Dopo la chiusura della Sonrisa, emergono vecchie accuse dal passato che riguardano Il Castello delle Cerimonie: ma che c’entra la camorra?

Non basta la confisca dell’hotel La Sonrisa, adesso per lo staff del format Il Castello delle Cerimonie arrivano nuove accuse, che provengono dal passato, ma che già in passato erano state respinte al mittente. Si parlerebbe in particolare di connivenze con la camorra e sono accuse che però non hanno mai trovato riscontro: da parte dei Polese, in passato, c’erano stati anche i dovuti chiarimenti.

antonio polese
Antonio Polese, il fondatore della Sonrisa e boss delle cerimonie (TivoliRugby.it)

Quelle ombre però restano, ma fanno più parte di una serie di “dicerie” che della realtà dei fatti: in un’intervista a Vanity Fair di una decina di anni fa, era stato Matteo Giordano, marito di Imma Polese, a spiegare come alla Sonrisa non viene chiesta a nessuno la fedina penale, ma semplicemente che per i loro servizi, la famiglia Polese e il suo staff vengano pagati il giusto.

I matrimoni contestati al Castello delle Cerimonie: quando il figlio del boss si sposa nel ristorante dei Polese

Per tale ragione, insomma, i matrimoni di Marianna Giuliano – figlia di Luigi Giuliano – con Michele Mazzarella, e l’unione tra Gioacchino Fontanella e Maria Carfora, appartenenti al clan Rosanova-Abagnale di Sant’Antonio Abate, non dovrebbero assolutamente essere fatti rientrare tra gli eventi che segnano un possibile legame tra la famiglia Polese e i clan della camorra.

antonio polese e mario merola
Un ritratto di Antonio Polese e Mario Merola (TivoliRugby.it)

L’unione tra le famiglie Giuliano e Mazzarella, sancita peraltro pochi mesi prima che Luigi Giuliano decidesse di consegnarsi alla giustizia, risale al 1996, e da allora di acqua sotto i ponti per la famiglia Polese ne è passata davvero tanta. Fa parte di un passato lontano anche il matrimonio tra Gioacchino Fontanella e Maria Carfora, che nel frattempo si sono separati e lui è anche diventato un collaboratore di giustizia.

Le accuse alla famiglia Polese, e in particolare al “patriarca” Antonio, non sono cosa inedita in un contesto di camorra: ricordiamo che molte personalità di spicco di Napoli e provincia, tra anni Ottanta e Novanta, si ritrovarono coinvolti in gravi accuse, dalle quali poi vennero prosciolti. Il caso eclatante è quello di Mario Merola, accusato di associazione a delinquere addirittura da Giovanni Falcone, insieme al comico Franco Franchi: il proscioglimento arrivò poi per entrambi, sebbene anche tardivo.

I presunti rapporti con Raffaele Cutolo

Fecero discutere molti anni fa i presunti rapporti di Tobia Polese, questo il nome all’anagrafe di don Antonio, con Raffaele Cutolo e la Nuova Camorra Organizzata. Ci sarebbe addirittura una condanna definitiva del 1987 per favoreggiamento personale in favore di Cutolo. Fu lo stesso don Antonio Polese, qualche anno prima di morire, nel novembre 2016, a spiegare come stavano le cose.

Tutta questa vicenda ruota attorno all’acquisto del castello mediceo di Ottaviano, da parte di alcuni acquirenti, tra cui proprio Antonio Polese. Quell’acquisto per farne una struttura ricettiva finì poi nelle mani di Raffaele Cutolo, con l’intento mai realizzato di farne il proprio quartiere generale. Antonio Polese, insieme ad Adolfo Greco, un altro imprenditore finito nei guai con la giustizia, finirono sotto processo.

Al termine del processo, arrivò la condanna per favoreggiamento e in un’intervista del 2014, Antonio Polese ha chiarito che l’accusa all’inizio era di associazione a delinquere, derubricata poi a favoreggiamento personale, ma aveva aggiunto di averlo dovuto fare per necessità. Polese venne poi addirittura accusato di aver nascosto alla Sonrisa la sorella di Cutolo, Rosetta, allora latitante, ma quelle accuse non avevano fondamento.

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